Castelcovati 1720 – Prete assassinato

Sorprendente, ma non unico nel bresciano, appare l’omicidio verificatosi qui a Castelcovati il 1 aprile 1720 per mano di Giovan Battista Taglietti, padre di Giulia vedova Monzardo, uccisore del sacerdote covatese don Francesco Fabeni, colpevole di averla messa incinta.
Fulminea l’esperienza coniugale di Giulia Taglietti.
La giovane vedova, si consola tra gli affetti familiari: soccorre il padre nelle tribolazioni e accudisce premurosamente le sorelle.
Furono un’ennesima, irriverente pretesa del prete o la bruciante vergogna, infuocata dalle dicerie di paese, ad azionare la furia della terzetta che colpì a sangue la vittima?
Non è dato saperlo.
Prontamente raccolto il misero cadavere tra i campi, vengono celebrate le esequie dal parroco don Giuseppe Ruffi che, in data 2 aprile 1720, compila il libro dei morti:
“Il molto reverendo Francesco Fabeni, sacerdote, fu ucciso e spirò senza sacramenti, tuttavia nel giorno antecedente [ieri, ndr], da me stesso fatto il Sacro [rito, ndr] e fu tumulato nel sepolcro dei sacerdoti di questa Parrocchia”.
Della veridicità e gravità del fatto sembra fosse stato informato direttamente anche Sua Santità Clemente XI, tramite una minuziosa narrazione esplicitata in un libretto.
Implacabile tuonò il verdetto di scomunica per Giovan Battista Taglietti:
Egli sia obbligato a recarsi personalmente in pellegrinaggio a Roma. Debba altresì piegarsi al volere del suo Vescovo e finché il più piccolo memento dell’omicidio aleggi, lui e i suoi eredi, siano immeritevoli del godimento di qualsiasi feudo, giuspatronato e beneficio ecclesiastico. A sanare l’inestirpabile colpa giungerà soltanto la supplicata e accordata Misericordia Divina. [libera sintesi e traduzione dal latino ad opera del redattore]
Il fardello del rescritto e l’ansia del pentimento inducono il Taglietti a sottoscrivere una confessione, per l’implorato perdono, indirizzata alla Sacra Penitenzieria a Roma.
“Beatissimo Padre,
Gio. Batta Taglietti, della Terra di Castel de Covati, Diocesi di Brescia, umilissimo Oratore di Vostra Santità, riverentemente espone come la notte del dì 1° aprile 1720, sentito a picchiare più volte ad una finestra bassa di casa sua e dubitando che fosse il sacerdote Francesco Fabeni di detta Terra, che amoreggiava e che haveva levato l’honore di una sua figlia vedova col renderla incinta, levatosi di letto e presa un’arma corta da fuoco, scese ad aprir l’uscio di una sua stanza terranea e, rinvenuto appunto sotto il portico di sua casa il detto sacerdote, gli disse che dovesse levarsi da casa sua che haveva pur troppo disonorata; Ma, rispondendo il sacerdote suddetto con parole ingiuriose e minaccie, trasportato detto Taglietti dalla passione e dal timore, rilasciò contro il sacerdote medesimo uno scarico di Terzetta, da cui mortalmente colpito, fù nel mattino seguente rinvenuto morto in un campo poco distante.
Ora il miserabile Oratore, amaramente pentito e dolente del suo trapasso e bramoso di riconciliarsi con Dio e colla Santa Chiesa, supplica umilissimamente la Clementissima Paterna Pietà di Vostra Beatitudine perché le piaccia, avuto anche benigno riguardo al suo dolore, proscioglierlo dalla incorsa censura di scomunica, delegandone l’assoluzione al Vescovo, non potendo portarsi personalmente a Roma a causa del povero suo miserabile stato e per essere solo che sopraintende alla famiglia ed alla custodia di due sue figlie nubili, come pure per un’abituale flussione degl’occhi per cui, ponendosi in lungo viaggio, corre evidente pericolo di perdere affatto la vista.”
L’assoluzione, bollata dal nuovo pontefice Papa Innocenzo XIII, echeggiò dal pulpito a Castelcovati il 26 giugno 1721.
Noi posteri, sommersi dai pettegolezzi ed ammaestrati da programmi televisivi, avremmo desiderato conoscere anche della nascita del presunto figlio, ma volutamente (forse) le carte non tramandano alcun indizio…
Possiamo però intuire storicamente il proseguo: Taglietti, convocato e umilmente genuflesso davanti al Vescovo, venne assolto e liberato, nello specifico della coscienza, dalla scomunica.
Fonti:
Archivio Vescovile di Brescia – Processi, busta 11 anni 1720 / 1796 con schedario indice curato da Mons. Masetti Zannini – Documenti di pubblica e libera consultazione